Probabilmente in ciò che faccio vorrei liberarmi dalla storia dell’arte. Nello stesso tempo, guardo con attenzione – con nostalgia … ma forse anche con inquietudine – le tracce che la storia dell’arte ha lasciato in che ho ciò che ho fatto.
CHI L’HA FATTO, CHI, in fondo, L’HA FATTO?
Parlando di postmoderno, non programmo mai premeditatamente le cosidette citazioni; se capitano qua o là nel mio lavoro significa che sono inevitabili, che mi mantengono nella genealogia della tradizione, ma non sono evocate da me.
A questo proposito, scrive François Lyotard in “Il postmoderno spiegato ai bambini” (Parigi 1986, Milano 1987) : “E allora, che cos’è il postmoderno ?… Sicuramente … fa parte del moderno. Si deve diffidare di tutto ciò che è acquisito, anche solo da ieri (modo, modo, scriveva Petronio). Con che spazio se la prende Cézanne? Con quello degli impressionisti. Con quale oggetto se la prendono Picasso e Braque? Con quello di Cézanne. Con quale presupposto rompe Duchamp nel 1912? Con quello che occorra fare un quadro, sia pure cubista. E Buren, per parte sua, interroga l’altro presupposto che gli sembra rimanere intatto nell’opera di Duchamp : il luogo della presentazione dell’opera. E’ una straordinaria accellerazione; le “generazioni” si susseguono vertiginosamente. Un’opera può diventare moderna solo se è prima postmoderna. Inteso in questo senso, il postmodernismo non è il modernismo giunto alla fine, ma il modernismo allo stato nascente – e questo stato è costante “.
I MANIFESTI si scrivevano in gruppo … adesso (per ora ?) non si scrivono più e, in questo senso, dire che la nostra epoca è postideologica è legittimo . Non ci trovo niente di spaventoso : la fiducia nei confronti della fraseologia, della propaganda, della pubblicità ecc. va bene !A parte i cambiamenti contingenti, rimane sempre aperta la ricerca della propria identità (identità/nucleo).
Come il nomade – l’uomo non stanziale – che si muove, non appartengo ad una storia, una lingua, una terra, una convenzione, UNA MUSA … E so che esiste la pioggia, e la grondaia …Non è sordo chi non sente i suoni, è sordo chi non sente gli echi. E non è cieco chi non vede gli oggetti, è cieco chi non ne vede la trasparenza.
Afferma E. A. Poe : “L’immaginazione pura sceglie nel bello, come nel brutto, i soli elementi cche non essendo sinora mai stati associati si addicono maggiormente alle sue combinazioni. Il composto così ottenuto raggiunge sempre una bellezza o una sublimità proporzionali alle qualità rispettive delle parti messe in contatto, le quali devono a loro volta essere considerate divisibili, vale a dire il risultato di combinazioni realizzate in precedenza. Ora, per una singolare analogia tra i fenomeni chimici naturali e quelli della chimica dell’intelligenza, accade spesso che la riunione di due elementi dia vita a un prodotto nuovo che non ricorda più nulla delle qualità di questo o quell’elemento che lo compongono, o addiritttura nessuno di loro. “
Come performer (seguendo Jerzy Grotowski) cerco di lasciare le mie testimonianze dovunque – e creo per trovare le mie testimonianze .
Rimane il segno dell’icona : l’ IMMAGINE .
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